Le sue origini si collocano nell’Alto Medioevo: vi si rifugiarono molti degli abitanti di Silvium (l’odierna Gravina) distrutta dai Goti nel sec. V. Nel 1057 fu conquistata da Roberto il Guiscardo; successivamente fu feudo degli Orsini e dei Pignatelli. Al Medioevo risale il culto per l’attuale patrono San Sebastiano, che avrebbe protetto la città dall’invasione dei Saraceni: travestito da pastore avrebbe indicato loro la strada sbagliata per accedere in paese, inoltre avrebbe bruciato erba causando una gran nube di fumo che, nascondendo l’abitato, lo avrebbe salvato dagli invasori. Nel periodo risorgimentale diede notevoli contributi all’unificazione italiana. Tra la fine dell’Ottocento e il Novecento la sua storia si intrecciò con quella delle lotte contadine contro il latifondo e con quella delle iniziative del modo rurale per l’arduo ammodernamento dell’agricoltura. Visse i drammi della disoccupazione di massa e dell’emigrazione. Dalla fine degli anni Sessanta, sostenuta da un laborioso ceto artigiano, nacquero le prime industrie agroalimentari e meccaniche, alle quali successivamente aggiunsero quelle delle confezioni e dell’abbigliamento, che, insieme con la rete manifatturiera di Barletta, hanno delineato, sul finire del Novecento, la nascita di un importante distretto industriale. La specializzazione spinazzolese è quella degli abiti da sposa, che rappresentano uno dei settori del made in Italy pugliese esportato in vari continenti.
Cosa vedere a Spinazzola
Molto interessante il Borgo Antico. Di assetto medievale, con stradine (la più stretta è di 70 cm), vicoli, piazzette, vignali, case collegate con archi, cantine su tre livelli, affreschi murari. Nel mese di Marzo tra queste incantevoli vie si svolge la Sagra degli Antichi Sapori che associa enogastronomia ed antiche tradizioni della comunità locale. L’iniziativa propone degustazioni e vendita di prodotti tipici, alla riscoperta delle tradizioni contadine e dei mestieri di un tempo.
Situata nel borgo antico, nei pressi dei ruderi del castello, la Cattedrale di San Pietro Apostolo. Costruita presumibilmente intorno al 1300 e realizzata in stile romanico,
ha subito notevoli modifiche soprattutto dalla fine del secolo XVI alla prima metà del XVIII. Presenta un interno a tre navate. Sul capitello destro del portale d’ingresso è raffigurata una spina con la scritta Spina Aurea, nome antico di Spinazzola. La stessa iscrizione è riportata nella cappella del SS. Sacramento. Nella cappella a sinistra del presbiterio Madonna del Popolo, tavola del XIII secolo di grande pregio artistico. Nella cappella di destra, a cui dà accesso un portale riccamente ornato con rilievi, tra cui l’Annunciazione, S. Pietro e S.Paolo, una lapide ricorda il giorno del battesimo, il 16 marzo 1615 di Antonio Pignatelli, Papa Innocenzo XII dal 1691 al 1700. Nella cappella è conservato un busto reliquiario d’argento, della fine del XVI sec., raffigurante S.Sebastiano, patrono di Spinazzola.
Da visitare i resti del Castello Normanno_Svevo. L’antica fortificazione di età normanna diede posto al nuovo castello realizzato nel XI sec. Successivamente abbandonato, venne abbattuto negli anni ‘30 del Novecento.
Situato nei pressi del boschetto comunale a pochi km dal centro abitato il Santuario di Maria Santissima del Bosco. Custodisce la sacra immagine della “Madonna del Bosco” che il martedì dopo Pasqua viene portata in processione in Paese e posta nella Cattedrale per essere poi riportata, nel mese di agosto, presso il Santuario.
Sulla strada che collega Spinazzola a Gravina su una collina sono visibili i ruderi del Castello del Garagnone che svolse un ruolo importantissimo nel territorio dell’alta Murgia medievale durante il regno normanno degli Altavilla. Semidistrutto nel terremoto del 1731 il maniero può essere definito un castello invisibile, perché abilmente costruito sulla pietra e da materiali provenienti dall’altura, da renderlo facilmente occultabile. Di fondazione normanna il Garagnone è menzionato sin dalla metà del XII come possesso del conte di Andria Ruggero, poi demanializzato dall’imperatore Enrico VI e ceduto dallo stesso all’ordine monastico-cavalleresco dei Gerosolomitani di Barletta. Nel periodo federiciano il maniero è ristrutturato e registrato con il termine di domus ad indicare la sua funzione di gestione di territorio tra i più produttivi, in chiave cerealicola-pastorale, della Terra di Bari, se si pensa alla vicinanza con la domus di Gravina, e per il controllo di importati strutture viarie come la via Appia che raccordava i territori da Spinazzola ad Altamura con i nuovi assi viari verso l’Adriatico, Ruvo, Corato, Andria e Barletta. Molte sono le attestazioni della presenza di una Universitas (nome utilizzato per indicare le città nel medioevo meridionale) del Garagnone, che molto probabilmente comprendeva una serie d’insediamenti sparsi per il territorio.
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